Servizio Civile: la luce che rende visibile l’invisibile

Una danza asincrona di particelle apparentemente inerti ha in realtà una potenza pazzesca. L’energia creata sul palco della natura si propaga su traiettorie rettilinee che hanno un effetto rassicurante, calmante per coloro che le osservano, perché li rende consapevoli di se stessi e del mondo circostante. Quel fascio di luce generato dai fotoni, capace di stimolare tutti i nostri sensi, dona un contorno agli oggetti e agli esseri. Non ci spiega come funziona l’universo, ma illumina la complessità. Rende visibile l’invisibile, a tal punto da imprimere nella retina anche la forma di quei minuscoli frammenti di sostanze disgregatesi da tutto ciò che è presente nell’ambiente. Quel raggio luminoso è conoscenza del mondo e delle sue cose. Al tempo stesso, è una guida che ci indica la via e non ci fa perdere l’orientamento. È origine. È semplicemente vita, la nostra via, il nostro percorso. Ecco, se qualcuno ci chiedesse di descrivere il Servizio Civile Universale, noi sceglieremmo l’accostamento al fascio di luce.

Per i ragazzi tra i 18 e 29 anni non compiuti, il Servizio Civile rappresenta un’opportunità unica per crescere umanamente e per formarsi. Dedicare un anno della propria vita ad un progetto socio-assistenziale, culturale, sportivo o di educazione può rivelare lati del proprio carattere apparentemente nascosti o qualità che neppure si immaginavano di possedere. È conoscenza e scoperta del proprio io e del mondo circostante. Non solo, il Servizio Civile è luce primigenia che rischiara il cammino di un giovane nella società, magari avvicinandolo ad un percorso di cittadinanza attiva o ad una professione. Per questo motivo, è paragonabile a quella danza asincrona dei fotoni. Solo che in questo caso a muoversi non sono delle particelle senza peso e senza carica, ma ragazzi e ragazze che hanno massa, sostanza, idee, volontà, valori ed un cuore pulsante.